Ralph LaurenNegli Usa i retailer, i grandi rivenditori al dettaglio, che hanno fatto la storia del commercio americano,  affrontano un periodo difficile.

Ora come non mai faticano ad adattarsi alle nuove tecnologie e strategie dell’e-commerce.

Infatti i consumatori non comprano nei grandi magazzini e gli investitori vendono i titoli.

Macy’s è diventato il primo dei grandi retailer a riportare il bilancio trimestrale. Il gruppo è riuscito a battere leggermente le attese di profitto. Tuttavia l’attenzione degli investitori si è concentrata sulla caduta del giro d’affari che è stata tanto forte da avere ripercussioni sulle azioni, le quali nella seduta di Wall Street dell’11 maggio, hanno perso il 14% scivolando ai minimi valori da quasi cinque anni.

Infatti nelle ultime due settimane Macy’s aveva già raggiunto il 10% di perdite.

Il contagio dilagante ha visto perdite a catena tra i grandi marchi, dal lusso alla fascia medio-bassa: i valori di Nordstrom sono scesi del 6,5%, quelli di Tiffany del 5,5% e infine quelli di Target del 5%. L’icona americana Ralph Lauren, che riporterà domattina 13 maggio i conti del suo quarto trimestre fiscale, è a sua volta arretrata del 5% tra paure di ulteriori delusioni caratterizzate da brusche flessioni di utili e fatturato. Nei giorni scorsi anche il retailer Aeropostale, specializzato in moda per giovani, è entrato in amministrazione controllata, ovvero la procedura che consente ad un imprenditore in difficoltà economiche di continuare ad operare sotto il controllo del giudice e di un commissario giudiziale.

Durante i tre mesi scorsi le vendite di Macy’s sono diminuite del 7,4% – più del valore temuto. Per l’anno in corso il retailer, che controlla anche il marchio Bloomingdale’s, ha previsto utili compresi nel range di 3,15 e i 3,40 dollari, nettamente ridotti rispetto all’intervallo  3,8-3,9 dollari della precedente stima e alle indicazioni medie degli analisti pari a 3,81 dollari.

Gli investitori non sono stati rincuorati neppure dalla riorganizzazione del gruppo, varata a gennaio dell’anno corrente, che ha annunciato il taglio di tremila posti di lavoro e la chiusura di 40 negozi.

Il trend è chiaro e pessimista: meno clienti, sia americani che internazionali, si servono dei grandi magazzini, mentre aumentano le spese sui grandi siti Internet del commercio elettronico tra i quali Amazon.